Spesso risulta molto difficile, se non tramite indagini di dettaglio e verifiche di campagna, capire se lo stato di deformazione dei PS evidenziato dall’analisi satellitare sia da mettere in relazione alla natura dell’elemento riflettente o ad un fenomeno di movimento generalizzato del terreno su cui tale elemento insiste. Dovendo effettuare un’analisi a scala regionale delle deformazioni rilevate dai satelliti, non risulta ovviamente possibile prevedere approfondimenti a tappeto sulla natura dei PS, se non in situazioni particolari oggetto di analisi di dettaglio.
L’analisi della distribuzione delle velocità di spostamento dei PS permette peraltro di discriminare le aree dove i movimenti risultano omogeneamente distribuiti nello spazio, e quindi più facilmente riconducibili a deformazioni generalizzate del terreno, da quelle dove invece non è possibile individuare un trend prevalente della deformazione, con presenza di nuvole di Ps a diverso comportamento. In quest’ultimo caso risulta più probabile che i valori anomali di deformazione siano da mettere in relazione alla natura dei bersagli radar (problemi strutturali, fenomeni di assestamento, etc.), piuttosto che alla presenza di deformazioni generalizzate del terreno (dissesti gravitativi, aree in subsidenza, etc.).
Per discriminare questo diverso comportamento nella distribuzione delle deformazioni e, in particolare, per delimitare le aree più probabilmente interessate da dissesti gravitativi, si è scelto di ricampionare il dato PS tramite un criterio di densità spaziale che tenesse conto sia della concentrazione che dello stato di attività dei bersagli radar considerati (Figura 8). Come prima cosa tutti i PS sono stati classificati come attivi o stabili a seconda che, rispettivamente, presentassero velocità medie annue superiori o inferiori all’errore strumentale (+/- 2 mm/anno). Per ognuno di essi è stato quindi considerato l’intorno circolare con raggio di 50 m ed è stato determinato il numero di PS attivi e stabili che vi ricadevano all’interno. I buffers ottenuti sono stati quindi classificati come aree ad alta densità di PS (HDPSA) “attive” o “stabili” a seconda che presentassero una delle seguenti caratteristiche: