Una affidabile ricostruzione di cosa succederebbe oggi nel caso del ripetersi di un evento come quello del 1966 è stata di recente effettuata grazie ad uno studio congiunto di Università di Firenze (Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale), Consorzio LaMMA e Autorità di Bacino del Fiume Arno, in cui si sono simulate le possibili previsioni che, date le condizioni al contorno del novembre 1966, la catena modellistica meteo-idrologica sarebbe in grado di produrre oggi, all’attuale stato delle conoscenze e dei mezzi disponibili.
In estrema sintesi, la previsione a scala globale avrebbe evidenziato un ingente sistema a larga scala già 3-4 giorni prima; il modello ad are limitata avrebbe permesso valori numerici di pioggia più alti, limitatamente sottostimati rispetto a quelli registrati; sicuramente sarebbe stato emesso un “codice arancione” di allerta e probabilmente addirittura un “codice rosso” (il più alto nella scala di allertamento della Regione Toscana).
Il concatenato modello idrologico MOBIDIC avrebbe prodotto un idrogramma di piena previsto che con buona approssimazione poteva stimare il valore di colmo, ancorché, forse, con un certo ritardo temporale. Si evidenzia l’importanza di concatenare, a valle del modello idrologico, un modello idraulico di trasferimento dell’onda di piena per una più accurata simulazione dell’idrogramma registrato.
In termini di rischio idraulico, nel centro di Firenze esso è diminuito, perché, a parità di piena, l’abbassamento delle platee di Ponte Vecchio e Ponte Santa Trinita e l’innalzamento delle spallette nel tratto cittadino favorisce lo smaltimento di portate maggiori rispetto al ’66. Ma alla periferia di Firenze il rischio è senza dubbio aumentato, visto la progressiva edificazione, anche e soprattutto dopo il ’66, di vaste zone nelle aree limitrofe al fiume.