Anniversario 1966. Il rischio alluvione nell’area fiorentina

L’Autorità di bacino ha ultimato le mappe della pericolosità e del rischio idraulico ai sensi della direttiva europea 2007/60. Su questa base l’Autorità – per aree di particolare interesse e criticità come quella urbana fiorentina – sta procedendo anche con una modellazione specifica che rispetta integralmente gli indirizzi posti dall’Europa che tra l’altro non prevedono più la rimozione del rischio, ma mirano alla gestione del rischio alluvioni. “Siamo passati da un fotografia del Pai che si riferiva a sezioni rilevate negli anni ’80, – afferma Gaia Checcucci – ad uno stato aggiornato ai più recenti dati disponibili. Inoltre, la mappatura è stata ulteriormente definita con un dettaglio triplicato rispetto al PAI del 2005. Per questo – sottolinea Checcucci – in attesa delle opere di riduzione del rischio idraulico, il primo presupposto per parlare di difesa dalle acque è la “conoscenza” perché consente di difendere la vita delle persone, il patrimonio edilizio esistente, le attività e permette di governare il rischio in termini di protezione civile.” Foto-Cambi-Anniversario-66-Alluv-04-11-13- IMG_1327-R-SLa nuova modellazione sviluppata mette in evidenza che il tratto urbano fiorentino più critico è quello in prossimità del Ponte alle Grazie con portate comprese tra 3300 e 3400 mc/s, a cui si possono associare eventi con tempo di ritorno compreso tra 100 e 200 anni. A San Niccolò, vi sarebbe invece una situazione di minore criticità. Nel successivo tratto, tra Ponte alle Grazie e Ponte Vecchio, in destra idraulica, risulterebbero esondazioni per portate comprese tra 3500 e 3600 mc/s e tempo di ritorno duecentennale. Procedendo verso valle, si avrebbero  criticità nella zona delle Cascine per eventi di piena compresi tra 30 e 100 anni e in sinistra idraulica nell’area dell’Argingrosso.Nel tratto compreso tra Ponte all’Indiano e l’attraversamento dell’A1, il modello mette in evidenza esondazioni in destra per eventi con tempo di ritorno centennale, ed in sinistra, fino alla confluenza con la Greve, per eventi trentennali. Infine a valle dell’attraversamento dell’A1 si registrano le maggiori criticità del tratto studiato, con esondazioni diffuse sia in destra, per tempi di ritorno trentennali, che in sinistra idraulica, per tempi di ritorno centennali. Rispetto al PAI attuale, pertanto, la nuova modellazione conferma, in linea generale, la situazione del tratto urbano fiorentino, con differenze massime delle portate smaltibili dell’ordine dei 100 mc/s. I volumi esondati nel centro storico rimangono comparabili con quelli del PAI. Nel tratto a valle di Firenze, invece, le differenze diventano più marcate, con un significativo incremento dei volumi esondati. L’analisi svolta porta a una stima del danno, al netto dei beni artistici e culturali, per attività economiche, edifici civili e beni contenuti in quest’ultimi, quantificato per la città di Firenze in quasi 6 miliardi di euro per un evento tipo comparabile all’alluvione del ’66. Per quanto riguarda i beni culturali 174 edifici ricadono in zone a pericolosità idraulica e di questi 96 contengono beni esposti a rischio. Tale mappatura e’ funzionale alla filiera del sistema di pre-allerta che scatta in caso di superamento del livello di guardia dell’Arno agli Uffizi.   Grazie al protocollo d’intesa del 2010 siglato dall’ Autorità di bacino con Prefettura e MIBAC, ogni edificio è stato infatti classificato con schede di dettaglio ai fini della messa in sicurezza dei beni culturali in esso presenti. (sc)

La presentazione del Segretario Generale illustrata durante il convegno.

Video convegno e intervista al Segretario Generale

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